FERNANDO ALFONSO MANGONE

LA RIVOLUZIONE NEL CONTEMPORANEO

di Luciano Carini

Alfonso Mangone! Artista vero, artista a trecentosessanta gradi e non solo per gli straordinari risultati raggiunti, ma anche per il suo modo di intendere e concepire la vita, l’esistenza, i rapporti interpersonali. Per la sua sensibilità e attenzione verso gli altri.

Nato ad Altavilla Silentina, paese in provincia di Salerno e compreso nel territorio di Paestum, mitica città di Poseidone, prima si è iscritto all’Accademia di Belle Arti di Napoli, poi a quella di Catanzaro e successivamente a quella di Firenze, dove ha terminato gli studi con il massimo dei voti. Già da questo suo oscillare continuo, da questi improvvisi e imprevedibili cambiamenti di rotta inizia ad emergere il carattere di Mangone, sempre più insoddisfatto del presente, tutto teso verso altri mondi e altri traguardi. Già da queste premesse inizia a rivelarsi il suo spirito nomade e ribelle, viaggiatore e “attraversatore” di paesi e città, per respirare aria nuova e diversa, fatta soprattutto di emozione e libertà. Così, ancora studente, inizia un’intensa attività espositiva che si sviluppa prevalentemente tra Firenze e Roma. Prendono vita, in questa fase, i rapporti di collaborazione con importanti personaggi della cultura internazionale e tra questi quello con il poeta e scrittore piacentino Aldo Braibanti che in seguito, insieme a Barbara Tosi, diventerà curatore di sue svariate mostre presso l’Istituto Italiano di Cultura di Amsterdam. Ma ormai L’Italia gli va stretta e così Alfonso Mangone decide di partire per cercare altri luoghi, altre mete, altri approdi. Nel corso di questo suo lungo peregrinare in giro per l’Europa lo troviamo a Parigi, Londra, Berlino e poi nelle più grandi e rappresentative città olandesi: a Groningen, L’Aia, Rotterdam e naturalmente ad Amsterdam dove alla fine sceglierà di fermarsi a lungo diventando, in breve tempo, uno dei più affermati artisti di quella nazione. Appassionato di musica, segue con sommo interesse i grandi maestri del Rock e del Punk immortalandoli in giganteschi cartelloni che, per lungo tempo, fanno da sfondo a paesaggi e scorci di famose metropoli. Sono, questi, anni effervescenti anche per l’arte che, forse per la prima volta, viene vista e concepita anche come investimento. Si è nutrito di questo clima e di queste atmosfere, Alfonso Mangone, e di questi tempi ha conservato emozioni, sensazioni ed entusiasmo continuando a dipingere e produrre senza mai perdersi d’animo, seguendo sempre, con naturalezza e sponteneità, il filo della propria fantasia e creatività, restando sempre fedele alle sue originali e caratteristiche tematiche che spaziano dal mito greco alla ritrattistica (storica e contemporanea), per giungere fino al paesaggio urbano visto, sentito e descritto in chiave moderna e attuale.

Pittura di chiara derivazione Espressionista, questa, per la velocità e sicurezza del segno, per il movimento e la vitalità che la percorre, ma vicina ai Fauves per

 l’intensità cromatica e la libertà del gesto. Mangone esegue di getto, segue l’impeto del momento, il suo estro creativo, ascolta con attenzione le proprie sensazioni e il proprio stato d’animo. Espressione che, nella sua veloce e rapida stesura, rimanda alla “Street Art”, a certe fasi della “Pop Art” e poi ai grandi murales che, a partire dagli anni sessanta e fino al duemila, avevano letteralmente invaso le metropoli europee portando novità e innovazione, coinvolgendo le masse in avvenimenti di grande portata: erano gli anni in cui l’arte era vissuta anche come protesta, contestazione, pacifica rivolta contro regole e convenzioni sociali troppo rigide e imbalsamate. Da queste premesse, dunque, prende senza dubbio avvio l’espressione di Alfonso Mangone, che poi si affranca da tutto e da tutti, facendosi fortemente autonoma e personale, evidenziando un percorso narrativo di grande spessore che esula dal mero esercizio illustrativo per addentrarsi, con raffinata discrezione, nelle complesse e variegate strade dell’interiorità. Tra le sue tematiche preferite, quella riferita alla sua terra e ai luoghi d’origine e dunque alla mitologia, la nascita e la vita degli dei e degli eroi, la loro influenza su popoli e genti, la sacralità di luoghi e templi. Alfonso Mangone ha approfondito come pochi la nascita e l’evoluzione del mito o meglio dei vari miti che nel tempo hanno arricchito e popolato la nostra storia antica diventando un vero e proprio esperto. Nè poteva essere altrimenti considerando il suo grande attaccamento alla terra d’origine, ai luoghi della sua fanciullezza, alla sua gente e al suo mondo. E qui, nella bella Campania, terra ricca di eredità storica, troviamo luoghi famosi e celebrati come Paestum, Pompei, Ercolano, Elea, Cuma e molti altri. Questi luoghi e questi siti sono entrati nel cuore di Alfonso fino a diventare patrimonio indelebile del suo vissuto, carne e ossa del suo stesso esistere.

Di grande effetto, poi, la scala cromatica usata dal nostro artista: i colori si rivelano gradualmente passando da toni grigi e soffusi a improvvise e luminose accensioni, i segni si infittiscono e si rincorrono senza interruzione sulla tela, diventano tracce, percorsi e ritmi intermittenti che dinamizzano lo spazio. I rossi, i gialli e i blu, accostati in modo istintivo e coraggioso, danno vita a straordinari effetti di profondità e lontananza mentre molto spesso, in primo piano, emergono sciabolate di colori al fosforo che accendono edifici e architetture creando sorprendenti effetti scenografici. Come si vede, un percorso pittorico e di vita molto intenso, questo di Mangone, un percorso che, nel corso degli anni, lo ha portato a contatto con le più diverse e disparate realtà facendolo gradualmente diventare quello di oggi. Ogni suo quadro, pertanto, non è solo e soltanto narrazione e/o descrizione, ma un attimo vero e concreto della sua esistenza, un momento intensamente vissuto e interiorizzato, un’emozione e una sensazione catturata in un attimo di foga creativa e di magico straniamento.

“Rivoluzione nel Contemporaneo” perchè Alfonso Mangone, con le sue scenografiche installazioni e ambientazioni, riesce a far convivere il passato con il presente, la vita di ieri con quella di oggi, la mitologia con la contemporaneità coinvolgendo lo spettatore in una visione interattiva, in un vero e proprio “concept- show” reso possibile dalla naturale e spontanea complicità tra artista e fruitore.

Ne è un chiaro ed evidente esempio il Museo a lui dedicato e in fase di ultimazione a Buccino, all’interno della prestigiosa e storica “Tenuta Borbonica” dei Conti Forcella. Qui è veramente possibile scoprire e toccare con mano tutta quanta la forza

 espressiva del nostro artista, il suo estro, la sua vulcanica fantasia e creatività.

E anche oggi, benché ritornato al paese natale, Mangone continua a lavorare e produrre, a raccontare la sua terra, la sua storia, i suoi miti e le sue origini, per far crescere ovunque bellezza e solidarietà, integrazione e spirito inclusivo